Torre Salsa
Riserva Naturale Orientata Torre SalsaTra Siculiana Marina ed Eraclea Minoa si estende una costa incontaminata, la Riserva Naturale Orientata di Torre Salsa, dove le falesie di gesso si alternano alle marne calcaree a Globigerina, ricoperte talvolta da strati di argilla.
La vegetazione erbacea e cespugliosa che ricopre l'ambiente, talora impervio, talvolta consente l'accesso alla splendida spiaggia da stretti sentieri tra le rocce. Il mare é limpidissimo, i fondali rigogliosi di flora e ricchi di fauna.
La Torre Salsa, antica torre di avvistamento, si trova nel cuore di questa oasi e domina la sommità di un piccolo promontorio d'argilla da cui traspare, laddove il processo d'erosione é più intenso, la bianca marna calcarea.
Sul mare un frastagliato tavolato roccioso crea una miriade di sentieri, dove i pesciolini guizzano veloci tra le alghe ed i lenti crostacei trovano rifugio. La natura impervia dei luoghi ha preservato dalle lottizzazioni quest'oasi e la proietta, per la varietà e la bellezza dei suoi ambienti, per l'importanza della flora e della fauna, fra le aree più interessanti della Sicilia, meritevoli della massima tutela.
Il territorio della Riserva di Torre Salsa, esteso per 761,62 ettari ricade in provincia di Agrigento nel territorio del Comune di Siculiana.
Il suo litorale si estende lungo la costa per circa 6 chilometri dove é possibile scorgere l'alternarsi di falesie più o meno ripide, dune e immense e solitarie spiagge meta, nei mesi estivi, degli amanti della balneazione.
A ridosso della falesia vi sono dei terrazzi naturali dove si é sviluppato il paesaggio agrario.
Questi terrazzi, ben modellati, sono incisi da alcuni torrenti molto ramificati e profondi, come il torrente Cannicella e il torrente Eremita, che sfociano in mare costruendo incantevoli scorci scenografici. Attorno a questi terrazzi, da un lato la falesia e il mare e, dall'altro il paesaggio più impervio e montuoso che culmina nelle vette di Monte Stella (mt. 148,40) con un versante a strapiombo sul mare, di Monte Cupolone (mt. 170) sulla cui sommità si vedono segni delle cave di materiali inerti ormai in abbandono da anni e di Monte Eremita (mt. 162,50).
Tra monte dell'Eremita e il promontorio della Salsa dove spicca il rudere della Torre Salsa, si scorge un'ampia depressione caratterizzata dalla presenza del torrente Salso detto "Pantano".
La zona intorno ad esso é soggetta ad esondazione naturale che la rende, specie nei mesi invernali, inaccessibile.
Nella stagione estiva il pantano si asciuga e attraverso una trazzera che lo costeggia é possibile raggiungere la spiaggia. In questa zona vi sono molti terreni coltivati, un rimboschimento con un'area attrezzata per pic-nic e, nel promontorio della Salsa, un ampio rimboschimento che arriva sino alle dune e delle siepi che delimitano dei terreni coltivati a seminativi.
Geolologia:
l territorio in cui ricade l'area della riserva di Torre Salsa caratterizzato, dal punto di vista geologico, dalla presenza di un particolare tipo di rocce sedimentarie denominate "evaporiti" note come appartenenti alla "Serie Gessoso-Solfifera".
Queste rocce frequenti in tutto il settore centro-occidentale della Sicilia, si sono originate durante un periodo della storia geologica chiamato Messiniano (circa 6 milioni di anni fa), quando, secondo le teorie più accreditate, il Mediterraneo si prosciugò quasi completamente trasformandosi in un grande "lago salato" per l'interruzione dei collegamenti con l'Oceano Atlantico ("crisi si Salinità" del Mediterraneo).
A causa dell'intensa evaporazione dell'acqua marina, sul fondo del bacino si depositarono considerevoli quantità di sedimenti dando origine a rocce delle "evaporitiche" per la loro modalità di deposizione; tra queste le più comuni sono rappresentate da particolari tipi di calcare (calcare evaporitico o calcare di base), dal salgemma, dai sali potassici, dal gesso. Quest'ultimo affiora diffusamente nell'area sotto diverse forme dipendenti dalle condizioni ambientali sotto le quali il gesso si è cristallizzato che sono quella massiva (alabastrino) o quella statificata (gesso selentico e gesso balatino). Gli aspetti più salienti della Serie Gessoso Solfifera sono evidenti lungo la falesia costiera (costa alta a picco sul mare) e nei pressi delle cave.
Le notizie più antiche che si hanno di questo territorio risalgono al 1500 con la descrizione dell'architetto Camillo Camilliani nel suo viaggio per lo studio del piano per la difesa delle coste Siciliane dalle incursioni Saracene.
Flora:
Il litorale della Riserva, lungo circa 6 km., é caratterizzato da strati di costa alta dove emergono le argille azzurre, stratificazioni calcaree con banchi di gesso, marne bianche erose dall'azione eolica che formano delle falesie a strapiombo e sabbia sciolta nei tratti bassi che costituiscono le dune costiere.
In corrispondenza delle argille azzurre si trova una sorgente d'acqua dolce perenne con la formazione di terreni sortumosi e dove si insedia una caratteristica vegetazione igrofila.
Dati i tipi pedolitologici che emergono nella zona, correlati ai dati climatici propri della Sicilia meridionale, caratterizzati da lunghi periodi di siccità tra i mesi di marzo e settembre, incontriamo fasce vegetazionali diversificate, ognuna delle quali si adatta ad un preciso substrato.
Dalla flora censita nella zona risulta una prevalenza di piante e forme biologiche tipiche delle zone aride, come tutte le sottoforme delle Terofite e delle Geofite, cioé quelle piante che attraversano la stagione avversa sia sotto forma di semi sia sotto forma di bulbi e rizomi. Questo tipo di piante oltre a rappresentare quella componente effimera della flora, ne rappresentano anche la maggior parte.
Nella componente arbustiva, invece, prevalgono elementi di macchia come l'euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), il lentisco (Pistacia lentiscus), la spina santa (Lycium europaeum), il sommacco (Rhus coriaria), la Suaeda (Suaeda fruticosa), radi cespugli di palma nana (Chamaerops humilis), il rosmarino (Rosmarinus officinalis), la daphne (Daphne gnidium), la spazzaforno (Thymelaea hirsuta), il malvone di Agrigento (Lavatera agrigentina), raro endemismo della Sicilia meridionale; l'oleastro (Olea europaea var sylvestris), lo sparzio villoso (Calicotome infesta), il camedrio femmina (Teucrium fruticans), il the siciliano (Prasium maius), il timo (Thymus capitatus), il salvione giallo (Phlomis fruticosa), etc.
Non mancano elementi boschivi per diverse iniziative di rimboschimento effettuati a varie riprese quali: pini d'Aleppo (Pinus halepensis), eucalipti (Eucaliptus amaldolensis), mioporo (Mioporus insularis), ed acacie (Acacia cyanophylla); una entità relittuale si incontra in una vera "nicchia ecologica" priva di agenti di disturbo ed é rappresentata da una modesta popolazione di ginepro feniceo (Juniperus phoenicea), ed apprezzabile risulta anche nelle schiarite dei cespuglieti, la florula ad orchidee spontanee dove abbiamo incontrato la Barlia robertiana l'Orchis collina, l'Ophrys fusca, l'Ophrys bombyliflora, Ophrys tenthredinifera, l'Ophrys lutea, l'Ophrys speculum, la Serapias parviflora, l'Anacamptis pyramidalis, l'Ophrys incubacea, l'Ophrys oxyrrynchos, l'Orchis papilionacea, l'Orchis italica, etc.
Molto ricca ed importante risulta, nella zona dunale, la componente alofitica in tutte le sue formazioni dal "cakiletum", fascia pioniera per eccellenza dove si trovano il ravastrello marittimo o "cavolo di mare" (Cakile maritima), le salsole (Salsola soda e Salsola kali), all'agropyretum-ammofiletum dove prevalgono la gramigna delle spiagge (Agropyron jungeum), la pannocchina dei lidi (Aeluropus litoralis), lo sparto pungente (Ammophila litoralis), la santolina delle spiagge (Otanthus maritimus), la calcatreppola (Eryngium maritimum), l'erba medica marina (Medicago marina); tutte partecipano, seppure in condizioni estreme, al consolidamento delle creste dunali; alla zona postdunale dove vivono la finocchiella mediterranea (Seseli tortuosum), il giglio di S. Pancrazio (Pancratium maritimum), la cardogna comune (Scolymus hispanicus), lo zigolo delle spiagge (Cyperus kalli), la liquirizia (Glycyrrhiza glabra), la canna d'Egitto (Saccharum spontaneum) e le tamerici (Tamarix africana).
Altro insediamento notevole e importante di vegetazione idrofila é nella zona denominata "pantano", dove in prevalenza incontriamo un fitto popolamento di cannucce di palude (Phragmites australis), la lisca (Typha latifolia), il cardo cretico (Cirsium creticum), nella parte più bassa la convolvulacea alofita (Cressa cretica), la salicornia fruticosa (Arthrocnemum fruticosum), qualche cespuglio di atriplice portulacoide (Halimione portulacoides), ed ancora varie specie di giunchi dal maritimus all' acutus al compresso ed intercalati a questa vegetazione esemplari arborei (6-7 mt.) di tamerici.
Notevole anche la flora di ambienti di steppa dove prevalgono graminacee perenni come il saracco, localmente detto "disa" (Ampelodesmos mauritanicus) un tempo molto usato per realizzare legami per i covoni del grano, lo sparto (Lygeum spartum), anche questo una graminacea dalla fibra tenace usato, in ambito locale, sia per legami del grano, sia per legare le viti ai tutori, il barboncino mediterraneo (Cymbopogon hirtus), graminacea di origine tropicale, il lino delle fate annuale (Stipa capensis), il barbone a due spighe (Andropogon distachyus), etc.; nello stesso ambiente s'incontra il gladiolo dei campi (Gladiolus italicus) e il narciso autunnale (Narcissus serotinus).
Nel complesso possiamo dire, data la conformazione e la natura dei suoli, gli acclivi con le relative esposizioni al sole, i pochi corsi d'acqua, le scarse precipitazioni, i lunghi periodi di insolazione e tutte le caratteristiche edafoclimatiche, che nell'area della riserva prevalgono, oltre alle già citate formazioni effimere piante con abitudini prettamente termoxeriche.
Fauna:
Certamente la zoocenosi più interessante é quella legata al pantano come pure quella che vive in prossimità della duna. Fra i mammiferi si segnala la presenza dell'Istrice (Histrix cristata), specie protetta da leggi nazionali e direttive comunitarie. Esso trova rifugio in cavità site alla base delle pareti rocciose.
Sono quasi trenta le specie di uccelli che nidificano nell'area. Le più interessanti risultano essere la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), specie migratrice trans-sahariana, ormai relegata a quei pochi ambienti umidi in cui é presente una fitta vegetazione ripariale, l'Usignolo, (Luscinia megarhynchos), e l'Usignolo di fiume (Cettia cetti). Tra i rapaci sono nidificanti il Falco pellegrino (Falco peregrinus), la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco tinnuculus), la Civetta e il Barbagianni. Sui promontori si può osservare il Passero solitario (Monticola solitarius), di leopardiana memoria. Comunissima la Cappellaccia (Galerida cristata) sempre alla ricerca di prede che vi riesce facile ghermire lungo i sentieri sterrati.
Nelle scogliere basse, dove la fauna ittica é abbondante, si fermano l'Airone cenerino (Ardea cinerea), la Garzetta (Egretta egretta), la Spatola (Platalea leurorodia).Sulla spiaggia vi svernano numerosissimi Gabbiani reali mediterranei (Larus cachinnans), ma anche Gabbiani comuni (Larus ridibundus) e Gabbiani corallini (Larus melanocephalus) mentre, durante le migrazioni, si osservano limicoli di varie specie lungo la battigia, soprattutto Piro piro piccolo (Actitis hypoleucos), Corrieri e Pivieri. Nelle aree alberate trovano rifugio le Tortore (Streptopelia turtur) e i Colombacci.
Negli ultimi anni è aumentato il numero di Gruccioni provenienti dall'Africa ed esteso il periodo di permanenza. Questa specie nidifica nei terrapieni. Per la sua importanza faunistica, in quest'area é stata istituita una oasi di protezione rifugio della fauna selvatica, ai sensi dell'art. 35 della legge regionale 37/1981.
L'erpetofauna terrestre ancora poco conosciuta; le spiaggie sono occasionalmente frequentate dalla tartaruga marina (Caretta caretta) per deporre le uova. Nel pantano vive l'endemica testuggine palustre siciliana (Emys trinacris) e il ramarro (Lacerta viridis).
La varietà di habitat determina una elevata diversità di specie di insetti. Recentemente è stata osservata anche la danaus chrysippus, una bellissima farfalla di origine nordafricana che quasi regolarmente effettua spostamenti, anche abbastanza lunghi, da venire osservata in numerosi paesi del Mediterraneo occidentale. Nelle dune, attaccate alle foglie del giglio marino e dell'euforbia marittima, si possono osservare, in primavera, la falena del giglio e la variopinta sfinge dell'euforbia. Legata all'Ammofila vive un raro ortottero endemico molto importante Orchrilidia sicula
Beni culturali:
Nel 1583 il vicerè Marco Antonio Colonna nominò il Camilliani architetto militare; quest'ultimo avviò una ricognizione in tutta la costa della Sicilia per rilevare lo stato delle torri esistenti. Nel 1584 ultimò la ricognizione e produsse un importante documentazione sulla Sicilia di fine ‘500, per quanto riguarda l'area oggetto di questo studio così descrive i luoghi: "...Seguendo più innanzi per spatio di due miglia et un quarto, si va per un certo serpeggiamento detto le timpe di Marinata, il quale per le rupi altissime et scoscese non è men sicuro dell'altre sopradette, sichè da niuna parte si può disimbarcare. Ben è vero ch'alla foggia, che siegue, c'è una cala, della quale si dirà appresso; ma il torrente dell'acqua, che tuttavia corre nella detta foggia, nasce lontano circa <tre miglia; la qual acqua> è al presente salata, et dagli stessi scaturimenti esce talvolta <copia di pesci>. Questo fonte insieme con altri scolativi d'acque fa un pantano alquanto secco per lo spazio di due miglia in quella campagna, et al fine sboccano al mare. Piglia il nome di Salsa et in canto c'è una cala capace di sei galeotte, et per le rupi e spalle tanto erte, quasi da nessuna parte non ci si va sopra, possono essere scoperte. Et molte volte i corsali han soluto ritirarvisi, et disimbarcati haver fatto molte correrie in quel paese. Pîù inanzi s'arriva alla punta et cala della Milza, la qual per alquanta concavità, che ritiene, ci si possono ocultare quattro bergantini, i quali con difficoltà si possono scoprire, perché son assa i più alte et scoscese le sue ripe dell'altre."
Disegni della Torre Salsa di Camillo Camilliani sec. XVIIl Camilliani progettò la Torre Salsa o Marinata che si ergeva sulla sommità di un piccolo promontorio d'argilla a dominare il mare e la spiaggia sottostante. La Torre corrispondeva ad ovest con la Torre di Capo Bianco e ad est con Torre Felice, rimanendo in vista con la Torre di Monterosso. Ciò che resta della struttura originaria sono la pianta di 8,10 metri per lato, poggiante su una robusta scarpa inferiore, il basamento e alcuni fragili spigoli dei muri perimetrali. Sul muro ad est, meglio conservato si notano il residuo di una nicchia con arco semicoperto da macerie, alcuni legni e la traccia di un divisorio trasversale. Il resto é raso al suolo. Della Torre Salsa, il Camilliani riporta i disegni del progetto e così descrive i luoghi dove pensa di ubicare la nuova torre:
"... A pochissimo spazio si trova una grotta detta di Boimarino, quale è un antro cavernoso capace di due bergantini, senza esser da nessuna parte scoperti. Et seguendo sin alla punta di Marinata per spazio di tre miglia, si domandan le Timpe di Marinata, quali son tanto esposte et elevate dal mare et precipitose, che da nessuna parte si può disimbarcare; et seben vi sono alcuni ridotti, non son pericolosi, non essendo abbracciati né dalli rocche, né dal terreno, che li ricuopra. Et seguendo alla punta di Marinata, che per uno sporgimento, che fa in mare et per la sua eminenza, s'è designato farvisi una torre, la quale assicurerà tutto quel transito...oltre che sarà di buona rispondenza farà sempre sicure l'anime dei luoghi convicini et sarà causa di maggior aumento de' terreni, che a quel lido si trovano".
Le antiche cartografie riportano una torre alla punta di Marinata, voluta dal Camilliani, e una sulla punta successiva, la torre Salsa, suggerita dallo Spannocchi. Probabilmente furono costruite due torri; quella che rimane é il rudere di torre Marinata detta anche Salsa che é il nome di quella più antica e mai ricostruita.
Pianta topografica del feudo di Salsa della Mensa Viscovile di Agrigento, 1839Nei secoli successivi il territorio viene a far parte della mensa Vescovile di Agrigento: feudo di Garebici e feudo della Salsa dei quali si conservano, all'Archivio di Stato di Agrigento, tre planimetrie a colori ed una descrizione dell‘800. La descrizione dell'ex feudo Salsa, realizzata dagli architetti Salvatore Grimaldi e Giovanni Finagri, descrive, fra l'altro, due interessanti aspetti della zona del pantano: la natura dei terreni e il loro utilizzo. "I terreni di sua natura sono fertili, poichè contengono le proporzioni degli elementi che influiscono alla vegetazione delle piante, la base di essi terreni quasi nell'intiero, vi è la sabbia mista in minor parte di argilla, e con abbondante strato di terriccio, che si è formato dalla scomposizione di vegetali naturali raccolta da una lunghissima serie di anni, imperciocchè da Pianta topografica del feudo di Salsa della Mensa Viscovile di Agrigento, 1839 remotissimo tempo è stato il feudo suddetto destinato alla pastorizia, afferendo il foraggio spontaneo naturalmente, ed infatti le piante selvatiche vi veggetano orgogliosamente pell'abbondanza di terriccio. Una lunga catena di montagne traversa l'ex feudo da oriente ad occidente, alta ed obliqua, in molta pendenza, e sulla stessa forma un'altro piano esteso, però la terra più compatta contenendo un poco più di tufo, é d'inferiore qualità. La formazione delle montagne è di zolfato di calce (gesso) che si presenta in gran massa e nello stato granuloso, meno quelle a tramontana quale sono di un calcareo meno compatto. I fondi sulla spiaggia sono di sua natura marnosi...I terreni sono stati abbandonati alla loro propria suscettibilità, essendo il feudo destinato all'uso della pastorizia, ed in vero la giacitura, la pianta spontanea naturalmente, il clima, le acque si prestano a tale industria, molto più nella stagione invernale, nei tempi in cui scarseggia l'erba, lì si trovano le piante selvatiche in abbondanza...una quantità di terre paludose in cui si mantengono verdi le piante che ivi sogliono vegetare, e servono per foraggio agli animali che ne sentono bisogno, a guisa di un locale destinato per il loro instabilimento ed ancora perché riparati dai venti freddosi, rigidi, tanti nocivi alla salute degli animali. Una porzione di terra seminatoria sta attorno a quella paludosa la di cui quantità dipende secondo l'abbondanza o la scarsezza delle pioggie invernali, dalle quali aumenta lo allagamento delle terre paludose, e vanno a restringere i seminatori..."
Nel 1866 suddiviso in quote, viene concesso in enfiteusi a privati mediante un bando pubblico.
Torre "Pantano"
Un altro insediamento edilizio di particolare importanza sia per i caratteri che per l'armonioso inserimento nel contesto paesaggistico. Particolare dell'ingresso della "Calcara" è quello attorno alla cosiddetta "Torre Pantano". L'unica notizia archivistica riscontrata è nella descrizione dell'ex feudo Salsa, dove è descritta una casa terrana, con un orto vicino, un abbeveratoio in pietra da taglio lungo 30 metri con una sorgente naturale. Nessuna menzione, invece viene fatta della torre Pantano, probabilmente utilizzata per controllare la proprietà. E' realizzata su uno sperone naturale di roccia di gesso a cristalli a coda di rondine con la scaletta nella parte retrostante intagliata direttamente nella roccia. Quattro tombe risalenti all'epoca bizantina sono appena osservabili alla base della parete rocciosa che si staglia alta dietro la torre Pantano. La causa del loro deterioramento è da attribuire alla natura tenera della roccia che la costituisce facilmente corrosa dal trascorrere del tempo e dagli agenti atmosferici. Infine, in un luogo quasi inaccessibile della valle del ginepro, lungo una mulattiera in abbandono, vi è una piccola "L'interno di casa Agnello calcara". La struttura, testimonianza delle tecniche usate negli anni passati per la produzione di gesso da impiegare nell'edilizia, é a pianta centrale con un diametro interno di circa 2,00 mt., realizzata in conci di cristalli di gesso messi in opera a secco. L'ingresso é alto circa 1,00 mt. ed é realizzato con conci dello stesso materiale grossolanamente squadrati. Nelle vicinanze un cumulo di scaglie di gesso testimonia l'esistenza di una cava. Diverse le case rurali di interesse storico-architettonico tra le quali spicca Casa Agnello ubicata alle pendici di monte Eremita con il lato principale che si affaccia verso il mare e i muri portanti rinforzati da contrafforti.
Crediti: Sito web Ente Gestore WWF
Sul mare un frastagliato tavolato roccioso crea una miriade di sentieri, dove i pesciolini guizzano veloci tra le alghe ed i lenti crostacei trovano rifugio. La natura impervia dei luoghi ha preservato dalle lottizzazioni quest'oasi e la proietta, per la varietà e la bellezza dei suoi ambienti, per l'importanza della flora e della fauna, fra le aree più interessanti della Sicilia, meritevoli della massima tutela.
Il territorio della Riserva di Torre Salsa, esteso per 761,62 ettari ricade in provincia di Agrigento nel territorio del Comune di Siculiana.
Il suo litorale si estende lungo la costa per circa 6 chilometri dove é possibile scorgere l'alternarsi di falesie più o meno ripide, dune e immense e solitarie spiagge meta, nei mesi estivi, degli amanti della balneazione.
A ridosso della falesia vi sono dei terrazzi naturali dove si é sviluppato il paesaggio agrario.
Questi terrazzi, ben modellati, sono incisi da alcuni torrenti molto ramificati e profondi, come il torrente Cannicella e il torrente Eremita, che sfociano in mare costruendo incantevoli scorci scenografici. Attorno a questi terrazzi, da un lato la falesia e il mare e, dall'altro il paesaggio più impervio e montuoso che culmina nelle vette di Monte Stella (mt. 148,40) con un versante a strapiombo sul mare, di Monte Cupolone (mt. 170) sulla cui sommità si vedono segni delle cave di materiali inerti ormai in abbandono da anni e di Monte Eremita (mt. 162,50).
Tra monte dell'Eremita e il promontorio della Salsa dove spicca il rudere della Torre Salsa, si scorge un'ampia depressione caratterizzata dalla presenza del torrente Salso detto "Pantano".
La zona intorno ad esso é soggetta ad esondazione naturale che la rende, specie nei mesi invernali, inaccessibile.
Nella stagione estiva il pantano si asciuga e attraverso una trazzera che lo costeggia é possibile raggiungere la spiaggia. In questa zona vi sono molti terreni coltivati, un rimboschimento con un'area attrezzata per pic-nic e, nel promontorio della Salsa, un ampio rimboschimento che arriva sino alle dune e delle siepi che delimitano dei terreni coltivati a seminativi.
Geolologia:
l territorio in cui ricade l'area della riserva di Torre Salsa caratterizzato, dal punto di vista geologico, dalla presenza di un particolare tipo di rocce sedimentarie denominate "evaporiti" note come appartenenti alla "Serie Gessoso-Solfifera".
Queste rocce frequenti in tutto il settore centro-occidentale della Sicilia, si sono originate durante un periodo della storia geologica chiamato Messiniano (circa 6 milioni di anni fa), quando, secondo le teorie più accreditate, il Mediterraneo si prosciugò quasi completamente trasformandosi in un grande "lago salato" per l'interruzione dei collegamenti con l'Oceano Atlantico ("crisi si Salinità" del Mediterraneo).
A causa dell'intensa evaporazione dell'acqua marina, sul fondo del bacino si depositarono considerevoli quantità di sedimenti dando origine a rocce delle "evaporitiche" per la loro modalità di deposizione; tra queste le più comuni sono rappresentate da particolari tipi di calcare (calcare evaporitico o calcare di base), dal salgemma, dai sali potassici, dal gesso. Quest'ultimo affiora diffusamente nell'area sotto diverse forme dipendenti dalle condizioni ambientali sotto le quali il gesso si è cristallizzato che sono quella massiva (alabastrino) o quella statificata (gesso selentico e gesso balatino). Gli aspetti più salienti della Serie Gessoso Solfifera sono evidenti lungo la falesia costiera (costa alta a picco sul mare) e nei pressi delle cave.
Le notizie più antiche che si hanno di questo territorio risalgono al 1500 con la descrizione dell'architetto Camillo Camilliani nel suo viaggio per lo studio del piano per la difesa delle coste Siciliane dalle incursioni Saracene.
Flora:
Il litorale della Riserva, lungo circa 6 km., é caratterizzato da strati di costa alta dove emergono le argille azzurre, stratificazioni calcaree con banchi di gesso, marne bianche erose dall'azione eolica che formano delle falesie a strapiombo e sabbia sciolta nei tratti bassi che costituiscono le dune costiere.
In corrispondenza delle argille azzurre si trova una sorgente d'acqua dolce perenne con la formazione di terreni sortumosi e dove si insedia una caratteristica vegetazione igrofila.
Dati i tipi pedolitologici che emergono nella zona, correlati ai dati climatici propri della Sicilia meridionale, caratterizzati da lunghi periodi di siccità tra i mesi di marzo e settembre, incontriamo fasce vegetazionali diversificate, ognuna delle quali si adatta ad un preciso substrato.
Dalla flora censita nella zona risulta una prevalenza di piante e forme biologiche tipiche delle zone aride, come tutte le sottoforme delle Terofite e delle Geofite, cioé quelle piante che attraversano la stagione avversa sia sotto forma di semi sia sotto forma di bulbi e rizomi. Questo tipo di piante oltre a rappresentare quella componente effimera della flora, ne rappresentano anche la maggior parte.
Nella componente arbustiva, invece, prevalgono elementi di macchia come l'euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), il lentisco (Pistacia lentiscus), la spina santa (Lycium europaeum), il sommacco (Rhus coriaria), la Suaeda (Suaeda fruticosa), radi cespugli di palma nana (Chamaerops humilis), il rosmarino (Rosmarinus officinalis), la daphne (Daphne gnidium), la spazzaforno (Thymelaea hirsuta), il malvone di Agrigento (Lavatera agrigentina), raro endemismo della Sicilia meridionale; l'oleastro (Olea europaea var sylvestris), lo sparzio villoso (Calicotome infesta), il camedrio femmina (Teucrium fruticans), il the siciliano (Prasium maius), il timo (Thymus capitatus), il salvione giallo (Phlomis fruticosa), etc.
Non mancano elementi boschivi per diverse iniziative di rimboschimento effettuati a varie riprese quali: pini d'Aleppo (Pinus halepensis), eucalipti (Eucaliptus amaldolensis), mioporo (Mioporus insularis), ed acacie (Acacia cyanophylla); una entità relittuale si incontra in una vera "nicchia ecologica" priva di agenti di disturbo ed é rappresentata da una modesta popolazione di ginepro feniceo (Juniperus phoenicea), ed apprezzabile risulta anche nelle schiarite dei cespuglieti, la florula ad orchidee spontanee dove abbiamo incontrato la Barlia robertiana l'Orchis collina, l'Ophrys fusca, l'Ophrys bombyliflora, Ophrys tenthredinifera, l'Ophrys lutea, l'Ophrys speculum, la Serapias parviflora, l'Anacamptis pyramidalis, l'Ophrys incubacea, l'Ophrys oxyrrynchos, l'Orchis papilionacea, l'Orchis italica, etc.
Molto ricca ed importante risulta, nella zona dunale, la componente alofitica in tutte le sue formazioni dal "cakiletum", fascia pioniera per eccellenza dove si trovano il ravastrello marittimo o "cavolo di mare" (Cakile maritima), le salsole (Salsola soda e Salsola kali), all'agropyretum-ammofiletum dove prevalgono la gramigna delle spiagge (Agropyron jungeum), la pannocchina dei lidi (Aeluropus litoralis), lo sparto pungente (Ammophila litoralis), la santolina delle spiagge (Otanthus maritimus), la calcatreppola (Eryngium maritimum), l'erba medica marina (Medicago marina); tutte partecipano, seppure in condizioni estreme, al consolidamento delle creste dunali; alla zona postdunale dove vivono la finocchiella mediterranea (Seseli tortuosum), il giglio di S. Pancrazio (Pancratium maritimum), la cardogna comune (Scolymus hispanicus), lo zigolo delle spiagge (Cyperus kalli), la liquirizia (Glycyrrhiza glabra), la canna d'Egitto (Saccharum spontaneum) e le tamerici (Tamarix africana).
Altro insediamento notevole e importante di vegetazione idrofila é nella zona denominata "pantano", dove in prevalenza incontriamo un fitto popolamento di cannucce di palude (Phragmites australis), la lisca (Typha latifolia), il cardo cretico (Cirsium creticum), nella parte più bassa la convolvulacea alofita (Cressa cretica), la salicornia fruticosa (Arthrocnemum fruticosum), qualche cespuglio di atriplice portulacoide (Halimione portulacoides), ed ancora varie specie di giunchi dal maritimus all' acutus al compresso ed intercalati a questa vegetazione esemplari arborei (6-7 mt.) di tamerici.
Notevole anche la flora di ambienti di steppa dove prevalgono graminacee perenni come il saracco, localmente detto "disa" (Ampelodesmos mauritanicus) un tempo molto usato per realizzare legami per i covoni del grano, lo sparto (Lygeum spartum), anche questo una graminacea dalla fibra tenace usato, in ambito locale, sia per legami del grano, sia per legare le viti ai tutori, il barboncino mediterraneo (Cymbopogon hirtus), graminacea di origine tropicale, il lino delle fate annuale (Stipa capensis), il barbone a due spighe (Andropogon distachyus), etc.; nello stesso ambiente s'incontra il gladiolo dei campi (Gladiolus italicus) e il narciso autunnale (Narcissus serotinus).
Nel complesso possiamo dire, data la conformazione e la natura dei suoli, gli acclivi con le relative esposizioni al sole, i pochi corsi d'acqua, le scarse precipitazioni, i lunghi periodi di insolazione e tutte le caratteristiche edafoclimatiche, che nell'area della riserva prevalgono, oltre alle già citate formazioni effimere piante con abitudini prettamente termoxeriche.
Fauna:
Certamente la zoocenosi più interessante é quella legata al pantano come pure quella che vive in prossimità della duna. Fra i mammiferi si segnala la presenza dell'Istrice (Histrix cristata), specie protetta da leggi nazionali e direttive comunitarie. Esso trova rifugio in cavità site alla base delle pareti rocciose.
Sono quasi trenta le specie di uccelli che nidificano nell'area. Le più interessanti risultano essere la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), specie migratrice trans-sahariana, ormai relegata a quei pochi ambienti umidi in cui é presente una fitta vegetazione ripariale, l'Usignolo, (Luscinia megarhynchos), e l'Usignolo di fiume (Cettia cetti). Tra i rapaci sono nidificanti il Falco pellegrino (Falco peregrinus), la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco tinnuculus), la Civetta e il Barbagianni. Sui promontori si può osservare il Passero solitario (Monticola solitarius), di leopardiana memoria. Comunissima la Cappellaccia (Galerida cristata) sempre alla ricerca di prede che vi riesce facile ghermire lungo i sentieri sterrati.
Nelle scogliere basse, dove la fauna ittica é abbondante, si fermano l'Airone cenerino (Ardea cinerea), la Garzetta (Egretta egretta), la Spatola (Platalea leurorodia).Sulla spiaggia vi svernano numerosissimi Gabbiani reali mediterranei (Larus cachinnans), ma anche Gabbiani comuni (Larus ridibundus) e Gabbiani corallini (Larus melanocephalus) mentre, durante le migrazioni, si osservano limicoli di varie specie lungo la battigia, soprattutto Piro piro piccolo (Actitis hypoleucos), Corrieri e Pivieri. Nelle aree alberate trovano rifugio le Tortore (Streptopelia turtur) e i Colombacci.
Negli ultimi anni è aumentato il numero di Gruccioni provenienti dall'Africa ed esteso il periodo di permanenza. Questa specie nidifica nei terrapieni. Per la sua importanza faunistica, in quest'area é stata istituita una oasi di protezione rifugio della fauna selvatica, ai sensi dell'art. 35 della legge regionale 37/1981.
L'erpetofauna terrestre ancora poco conosciuta; le spiaggie sono occasionalmente frequentate dalla tartaruga marina (Caretta caretta) per deporre le uova. Nel pantano vive l'endemica testuggine palustre siciliana (Emys trinacris) e il ramarro (Lacerta viridis).
La varietà di habitat determina una elevata diversità di specie di insetti. Recentemente è stata osservata anche la danaus chrysippus, una bellissima farfalla di origine nordafricana che quasi regolarmente effettua spostamenti, anche abbastanza lunghi, da venire osservata in numerosi paesi del Mediterraneo occidentale. Nelle dune, attaccate alle foglie del giglio marino e dell'euforbia marittima, si possono osservare, in primavera, la falena del giglio e la variopinta sfinge dell'euforbia. Legata all'Ammofila vive un raro ortottero endemico molto importante Orchrilidia sicula
Beni culturali:
Nel 1583 il vicerè Marco Antonio Colonna nominò il Camilliani architetto militare; quest'ultimo avviò una ricognizione in tutta la costa della Sicilia per rilevare lo stato delle torri esistenti. Nel 1584 ultimò la ricognizione e produsse un importante documentazione sulla Sicilia di fine ‘500, per quanto riguarda l'area oggetto di questo studio così descrive i luoghi: "...Seguendo più innanzi per spatio di due miglia et un quarto, si va per un certo serpeggiamento detto le timpe di Marinata, il quale per le rupi altissime et scoscese non è men sicuro dell'altre sopradette, sichè da niuna parte si può disimbarcare. Ben è vero ch'alla foggia, che siegue, c'è una cala, della quale si dirà appresso; ma il torrente dell'acqua, che tuttavia corre nella detta foggia, nasce lontano circa <tre miglia; la qual acqua> è al presente salata, et dagli stessi scaturimenti esce talvolta <copia di pesci>. Questo fonte insieme con altri scolativi d'acque fa un pantano alquanto secco per lo spazio di due miglia in quella campagna, et al fine sboccano al mare. Piglia il nome di Salsa et in canto c'è una cala capace di sei galeotte, et per le rupi e spalle tanto erte, quasi da nessuna parte non ci si va sopra, possono essere scoperte. Et molte volte i corsali han soluto ritirarvisi, et disimbarcati haver fatto molte correrie in quel paese. Pîù inanzi s'arriva alla punta et cala della Milza, la qual per alquanta concavità, che ritiene, ci si possono ocultare quattro bergantini, i quali con difficoltà si possono scoprire, perché son assa i più alte et scoscese le sue ripe dell'altre."
Disegni della Torre Salsa di Camillo Camilliani sec. XVIIl Camilliani progettò la Torre Salsa o Marinata che si ergeva sulla sommità di un piccolo promontorio d'argilla a dominare il mare e la spiaggia sottostante. La Torre corrispondeva ad ovest con la Torre di Capo Bianco e ad est con Torre Felice, rimanendo in vista con la Torre di Monterosso. Ciò che resta della struttura originaria sono la pianta di 8,10 metri per lato, poggiante su una robusta scarpa inferiore, il basamento e alcuni fragili spigoli dei muri perimetrali. Sul muro ad est, meglio conservato si notano il residuo di una nicchia con arco semicoperto da macerie, alcuni legni e la traccia di un divisorio trasversale. Il resto é raso al suolo. Della Torre Salsa, il Camilliani riporta i disegni del progetto e così descrive i luoghi dove pensa di ubicare la nuova torre:
"... A pochissimo spazio si trova una grotta detta di Boimarino, quale è un antro cavernoso capace di due bergantini, senza esser da nessuna parte scoperti. Et seguendo sin alla punta di Marinata per spazio di tre miglia, si domandan le Timpe di Marinata, quali son tanto esposte et elevate dal mare et precipitose, che da nessuna parte si può disimbarcare; et seben vi sono alcuni ridotti, non son pericolosi, non essendo abbracciati né dalli rocche, né dal terreno, che li ricuopra. Et seguendo alla punta di Marinata, che per uno sporgimento, che fa in mare et per la sua eminenza, s'è designato farvisi una torre, la quale assicurerà tutto quel transito...oltre che sarà di buona rispondenza farà sempre sicure l'anime dei luoghi convicini et sarà causa di maggior aumento de' terreni, che a quel lido si trovano".
Le antiche cartografie riportano una torre alla punta di Marinata, voluta dal Camilliani, e una sulla punta successiva, la torre Salsa, suggerita dallo Spannocchi. Probabilmente furono costruite due torri; quella che rimane é il rudere di torre Marinata detta anche Salsa che é il nome di quella più antica e mai ricostruita.
Pianta topografica del feudo di Salsa della Mensa Viscovile di Agrigento, 1839Nei secoli successivi il territorio viene a far parte della mensa Vescovile di Agrigento: feudo di Garebici e feudo della Salsa dei quali si conservano, all'Archivio di Stato di Agrigento, tre planimetrie a colori ed una descrizione dell‘800. La descrizione dell'ex feudo Salsa, realizzata dagli architetti Salvatore Grimaldi e Giovanni Finagri, descrive, fra l'altro, due interessanti aspetti della zona del pantano: la natura dei terreni e il loro utilizzo. "I terreni di sua natura sono fertili, poichè contengono le proporzioni degli elementi che influiscono alla vegetazione delle piante, la base di essi terreni quasi nell'intiero, vi è la sabbia mista in minor parte di argilla, e con abbondante strato di terriccio, che si è formato dalla scomposizione di vegetali naturali raccolta da una lunghissima serie di anni, imperciocchè da Pianta topografica del feudo di Salsa della Mensa Viscovile di Agrigento, 1839 remotissimo tempo è stato il feudo suddetto destinato alla pastorizia, afferendo il foraggio spontaneo naturalmente, ed infatti le piante selvatiche vi veggetano orgogliosamente pell'abbondanza di terriccio. Una lunga catena di montagne traversa l'ex feudo da oriente ad occidente, alta ed obliqua, in molta pendenza, e sulla stessa forma un'altro piano esteso, però la terra più compatta contenendo un poco più di tufo, é d'inferiore qualità. La formazione delle montagne è di zolfato di calce (gesso) che si presenta in gran massa e nello stato granuloso, meno quelle a tramontana quale sono di un calcareo meno compatto. I fondi sulla spiaggia sono di sua natura marnosi...I terreni sono stati abbandonati alla loro propria suscettibilità, essendo il feudo destinato all'uso della pastorizia, ed in vero la giacitura, la pianta spontanea naturalmente, il clima, le acque si prestano a tale industria, molto più nella stagione invernale, nei tempi in cui scarseggia l'erba, lì si trovano le piante selvatiche in abbondanza...una quantità di terre paludose in cui si mantengono verdi le piante che ivi sogliono vegetare, e servono per foraggio agli animali che ne sentono bisogno, a guisa di un locale destinato per il loro instabilimento ed ancora perché riparati dai venti freddosi, rigidi, tanti nocivi alla salute degli animali. Una porzione di terra seminatoria sta attorno a quella paludosa la di cui quantità dipende secondo l'abbondanza o la scarsezza delle pioggie invernali, dalle quali aumenta lo allagamento delle terre paludose, e vanno a restringere i seminatori..."
Nel 1866 suddiviso in quote, viene concesso in enfiteusi a privati mediante un bando pubblico.
Torre "Pantano"
Un altro insediamento edilizio di particolare importanza sia per i caratteri che per l'armonioso inserimento nel contesto paesaggistico. Particolare dell'ingresso della "Calcara" è quello attorno alla cosiddetta "Torre Pantano". L'unica notizia archivistica riscontrata è nella descrizione dell'ex feudo Salsa, dove è descritta una casa terrana, con un orto vicino, un abbeveratoio in pietra da taglio lungo 30 metri con una sorgente naturale. Nessuna menzione, invece viene fatta della torre Pantano, probabilmente utilizzata per controllare la proprietà. E' realizzata su uno sperone naturale di roccia di gesso a cristalli a coda di rondine con la scaletta nella parte retrostante intagliata direttamente nella roccia. Quattro tombe risalenti all'epoca bizantina sono appena osservabili alla base della parete rocciosa che si staglia alta dietro la torre Pantano. La causa del loro deterioramento è da attribuire alla natura tenera della roccia che la costituisce facilmente corrosa dal trascorrere del tempo e dagli agenti atmosferici. Infine, in un luogo quasi inaccessibile della valle del ginepro, lungo una mulattiera in abbandono, vi è una piccola "L'interno di casa Agnello calcara". La struttura, testimonianza delle tecniche usate negli anni passati per la produzione di gesso da impiegare nell'edilizia, é a pianta centrale con un diametro interno di circa 2,00 mt., realizzata in conci di cristalli di gesso messi in opera a secco. L'ingresso é alto circa 1,00 mt. ed é realizzato con conci dello stesso materiale grossolanamente squadrati. Nelle vicinanze un cumulo di scaglie di gesso testimonia l'esistenza di una cava. Diverse le case rurali di interesse storico-architettonico tra le quali spicca Casa Agnello ubicata alle pendici di monte Eremita con il lato principale che si affaccia verso il mare e i muri portanti rinforzati da contrafforti.
Crediti: Sito web Ente Gestore WWF